Storia dell’Organo della Basilica

Prima del terribile incendio del 1823, non sembra che la Basilica di San Paolo abbia avuto organi a canne di grandi dimensioni (forse avrà avuto dei piccoli organi positivi per l’accompagnamento del canto corale dei Monaci), infatti in nessuno dei dipinti d’epoca (eseguiti prima, durante e dopo il disastro) compare in modo inequivocabile un organo o comunque un manufatto identificabile come tale. Dopo l’incendio, tutte le risorse economiche raccolte sono state impiegate per la ricostruzione architettonica senza provvedere (e nemmeno prevedere) una cantoria murale e la collocazione di un organo di dimensioni adeguate alla Basilica.
L’organo attuale, sistemato a pavimento nel lato sinistro del transetto, proviene dalla Basilica di S. Giovanni in Laterano. Vediamo com’è stato costruito e com’è arrivato qui.

Nel 1843 il Capitolo Lateranense ha deciso di installare ai lati dell’abside due ‘organi mobili’ (simili a quelli che all’epoca esistevano anche in S. Pietro in Vaticano, e che si trovavano sotto le ultime arcate proprio come i corpi dell’attuale organo). Nel 1845 erano già pronti entrambi i baldacchini (alti basamenti con decorazioni dorate, dotati all’interno di grandi ruote piene in legno per gli spostamenti sul pavimento marmoreo della Basilica) con le casse d’organo; in quella di sinistra è stato collocato il primo strumento (completato in quello stesso anno da Filippo Priori e da suo figlio Girolamo, con tastiera unica e di 50 note e 16 registri). Per l’altro dovevano passare alcuni anni, anche a causa dello scoppio della rivoluzione (1848) e dell’instaurazione della Repubblica Romana che costringeva il Papa Pio IX all’esilio a Gaeta (dal 24 novembre 1848 al 12 aprile 1850). Così solo nel 1857 il Capitolo Lateranense ha acquistato dai Fratelli Serassi di Bergamo il materiale fonico, che è stato adattato in sito da Enrico Priori (che ne ha abbassato il corista aggiungendo una canna ad ogni registro e ne ha riadattato il prospetto per renderlo simile a quello di sinistra).

In questa bella incisione di Félix Benoist (1818–1896), risalente appunto al 1857 (infatti l’organo di destra appare ancora privo di canne, in fase di montaggio), i due ‘organi mobili’ sono chiaramente visibili:

Il progettista dei baldacchini e delle casse degli organi è stato l’architetto Luigi Poletti (Modena 1792 – Milano 1869), aiutato dal suo promettente allievo Virginio Vespignani (Roma, 1808–1882; nei decenni successivi legherà il suo nome all’ampliamento del presbiterio della Basilica).

L’organo di sinistra è rimasto nella Basilica Lateranense per circa quarant’anni: Con la decisione di Leone XIII di costruire il nuovo presbiterio (che sarà progettato da Virginio Vespignani e completato dal figlio Francesco), l’organaro Nicola Morettini lo ha rimosso; è stato donato dallo stesso papa alla chiesa di S. Maria Assunta di Maenza, paese nell’attuale provincia e Diocesi di Latina (e legato per lunghissima storia alla Famiglia del Papa: i Pecci, conti di Carpineto). La stessa chiesa di S. Maria Assunta di Maenza è stata ricostruita per volere del Papa su disegno di Francesco Vespignani (Roma, 1842–1898), e l’organo vi è stato collocato nel 1887. Purtroppo però, nel 1951, le navate e la cupola di quella chiesa sono crollate; dopo la ricostruzione, sulla rinnovata cantoria sopra l’ingresso, una mostra di canne ‘a palizzata’ è quanto rimane dell’antico strumento…

Quello di destra sarebbe invece rimasto in Laterano per pochi mesi, e ciò probabilmente per volontà dello stesso Papa Pio IX che voleva dotare di un nuovo organo la Basilica di San Paolo la cui ricostruzione aveva prosciugato le casse dello Stato. Così – cercando in qualsiasi modo di limitare la spesa necessaria – avrebbe fatto trasferire qui un organo appena terminato o in corso di completamento, incaricando una Commissione presieduta da Salvatore Meluzzi (Roma, 1813-1897; organista e maestro della Cappella Giulia del Vaticano) e da Luigi Poletti (che era il direttore dei lavori di ricostruzione) di studiare un progetto di riadattamento della parte fonica (registri, estesione, caratteristiche) e di quella estetica (cassa, basamento, ornamenti).

Entusiasti dell’incarico, Meluzzi e Poletti hanno cercato di fare del loro meglio. Certo, se il Papa avesse messo a loro disposizione più tempo e più risorse economiche, avrebbero potuto progettare un grande strumento con una cantoria adeguata (magari prendendo spunto dal grande organo costruito da Luca Biagi nel 1598 nel lato destro del transetto di San Giovanni in Laterano). Invece aveva dato loro due anni (l’organo doveva essere in sito per il 1859, 5° anniversario della solenne riapertura al culto, celebrata il 10 dicembre 1854), un ‘organo mobile’ da riadattare – per quanto di buona fattura – e relativamente pochi soldi.

Dopo essersi fatti autorizzare dal Papa a rivolgersi ai Serassi invece che ad organari romani, sono riusciti persino a persuaderlo in corso d’opera ad apportare migliorie nonostante l’incremento di spesa: un secondo manuale espressivo e l’ampliamento in profondità della cassa e del basamento.

Meluzzi desiderava che lo strumento avesse maggiore potenza e gravità di suono (possibilmente con due Principali 16′ e un consistente ripieno) e Poletti lo ha assecondato modificando per quanto possibile in altezza la cassa ed il basamento, pur facendogli presente che lo spazio sarebbe stato comunque limitato. I fatti sono esposti in una lettera inviata da Meluzzi a Serassi nel settembre 1857, conservata a Bergamo, seguita da una seconda scritta evidentemente dopo aver avuto il benestare a trattare un incremento di spesa per realizzare gli ampliamenti previsti.

L’organo è stato completato molto velocemente (nel corso dell’anno 1858) grazie all’impegno della manodopera altamente specializzata e all’abile direzione tecnica del responsabile di commessa dei Serassi, il ventinovenne Giacomo Locatelli (che pochi anni dopo avrebbe fondato una propria ditta), andando a costituire l’opera 649. Come coronamento della cassa dorata è stato apposto lo stemma di Pio IX ricordando alle generazioni future il Papa che aveva così fortemente voluto questo strumento. Il risultato è stato ritenuto molto soddisfacente, dato che il Cardinale Giacomo Antonelli, segretario di Stato, ha premiato personalmente Locatelli con una medaglia d’argento e ha dato ai suoi capisquadra (Prospero Foglia e Giuseppe Santambrogio) una consistente mancia da dividere con tutti gli operai.

Nonostante la perizia tecnica dei Serassi, l’organo aveva punti deboli non trascurabili (in gran parte dovuti ai forzati adattamenti), quali la complicata meccanica (resa pesante dai lunghi rinvii per raggiungere i registri aggiuntivi collocati nel basamento) ed il sistema di alimentazione (con mantici collocati dove possibile e lunghe condotte di alimentazione con diramazione verso i numerosi somieri ausiliari).
Ma ciò derivava dalle caratteristiche del materiale preesistente di limitate dimensioni (cassa e basamento) e già riadattato da più organari (gran parte del ripieno a partire dal Principale 8’) in pratica non si poteva proprio fare di più.

Così nel 1895 è stato necessario ampliare e riformare l’organo, ed è stato chiamato l’organaro veronese Domenico Farinati (1857-1942, piuttosto noto nella sua regione, autore e restauratore di molti strumenti, anche di grandi dimensioni: cattedrale di Verona, S. Fermo, SS. Apostoli, S. Anastasia e, nella provincia veronese, a Caprino, S. Giovanni Lupatoto e Fumane), che aveva lavorato a lungo con l’organaro inglese William George Trice.
Farinati ha raggruppato i ripieni (precedentemente disposti a file separate) ha aggiunto molti registri di 8’ nella sezione espressiva ed ha applicato le trasmissioni pneumatiche.

Così rinnovato, è stata sfruttata per l’ultima volta la sua possibilità di movimentazione (all’interno del basamento dovrebbero essere tuttora conservate le quattro grandi ruote piene in legno). Trainato da 12 buoi, è stato trasportato in Santa Maria degli Angeli per il matrimonio del principe ereditario (futuro re Vittorio Emanuele III) con la principessa del Montenegro (futura regina Elena), 24 ottobre 1896.

In quell’occasione –su suggerimento del giurista e musicista Emanuele Gianturco (che, caso più unico che raro, era insigne giurista e precoce musicista: nel 1878 si era laureato in Legge presso l’Università di Napoli e lo stesso anno aveva ottenuto il diploma di Composizione presso il Conservatorio della stessa città!)– è stato suonato da Marco Enrico Bossi, che ha diretto la «Missa pro Sponso et Sponsa» appositamente composta (sua op. 110, il brano d’apertura e chiusura è la cosiddetta marcia nuziale «Savoia–Petrovich» op. 110 n. 2). N.B. Il matrimonio di principi è spesso un’occasione importante, tuttora largamente praticata per commissionare a compositori di fama brani musicali, basti ricordare quelli di William Mathias (1934–1992) per il matrimonio di Carlo d’Inghilterra con lady Diana, 29 luglio 1981.

Poi l’organo, con lo stesso sistema, è tornato a San Paolo e non è stato più spostato. L’impresa, durata quindici giorni e quindici notti consecutive, è stata condotta da Pacifico Inzoli e dai suoi operai. Sia all’andata che al ritorno, l’organaro ha provveduto alla completa revisione delle sue parti e all’accordatura. Le strade percorse erano bianche o al più lastricate, non certamente asfaltate, e il lungo tragitto non ha certo giovato all’organo, dotato di ruote piene prive di adeguata ammortizzatore e concepito per essere spostato di qualche decina di metri sui lisci pavimenti marmorei delle Basiliche…

L’organo è stato revisionato nel 1910 da Carlo Vegezzi–Bossi e dal suo fiduciario a Roma, Guido Buccolini (che ha operato alcune manutenzioni successive, poi proseguite dai suoi nipoti, fino a Leandro Buccolini, che risulta abbia fatto quella per il Giubileo 1975). Un intervento di restauro complessivo è stato eseguito tra il 1993 ed il 1995 da Stefano Buccolini, elettrificando le trasmissioni, prolungando l’estensione dei Manuali (da 56 a 61 note) e del Pedale (da 30 a 32 note) rimuovendo la consolle originale e dotando l’organo della nuova consolle elettrica indipendente.

Nel 2013 con il sostegno economico della Fondazione Roma- Terzo Settore, è stato realizzato un intervento straordinario di revisione e pulizia sullo strumento. I lavori sono stati affidati all’organaro Claudio Anselmi Tamburini. (In allegato la relazione di Anselmi Tamburini sui lavori eseguiti in tale occasione:)

Il concerto d’inaugurazione dopo questi lavori di manutenzione straordinaria dello strumento si è tenuto durante la Solennità di San Giovanni Battista il giorno 24 giugno 2013.  Per tale occasione è stato invitato il monaco benedettino dell’Abbazia di Einsiedeln (Svizzera) M° Theodor Flury, professore di organo al Pontifico Istituto di Musica Sacra di Roma. Il M° Flury ha messo in risalto tutte le qualità foniche dello strumento in un concerto interamente dedicato all’improvvisazione organistica, rivisitando diversi stili e periodi dalla musica prebarroca fino Reger e Bruckner, passando per Bach, Mozart e Mendelssohn tra altri. Lo spunto per  le improvvisazioni era colto dal M° Flury di volta in volta dalle suggestive antifone gregoriane intonate dalla Schola Cantorum dei monaci di San Paolo fuori le Mura diretta dal M° Christian A. Almada, e dai commenti teologici-spirituali scritti e pronunciati da Mons. Vincendo Di Gregorio, preside del Pontificio Istituto suddetto. Al concerto erano presenti Sua Em.za Cardinale James M. Harvey, Arciprete della Basilica, il Rev.do P. Abate Edmund Power, le diverse autorità di Roma Tre, nonché Claudio Anselmi Tamburini, il quale diventò a partire da quel momento l’organaro incaricato della manutenzione ordinaria dello strumento sotto la supervisione dell’organista titolare della Basilica, M° Christian A. Almada.

Nel 2016 si sono verificati diversi e bruschi cali di presione nello strumento a causa dell’invecchiamento dei materiale di costruzione del Trasformatore ed il surriscaldamento del raddrizzatore a 6 Diodi al Selenio. Le problematiche sono state risolte con l’istallazione di un nuovo sistema di ultima generazione che ha reso stabile e ben funzionante tutto l’impianto. Questi lavori elettronici sono stati eseguiti dall’AeCtech Technology & More (In allegato la loro  relazione sui lavori eseguiti in tale occasione:)